Le parole che formano la lingua valgono prima di tutto per il loro significato, e poi per il modo in cui i significati delle parole si combinano tra loro.

Il significato di una parola porta in sé molte informazioni, ma il suo valore si precisa solo in relazione al significato delle altre parole con le quali è collegato nel testo.

Tutto questo è studiato nella semantica, cioè lo studio del significato delle parole, considerate da sole e in combinazione le une con le altre.

Il significato delle parole

Che cosa è il significato?

Del significato si è già parlato nella lezione dedicata alla comunicazione, e si è detto che il significato è ciò che si vuole esprimere con il significante. Questo è vero:se nella lingua italiana si usano alcuni suoni come A,E,C,N, in una determinata successione:

C+A+N+E oppure C+E+N+A

è chiaro che si intende il primo l'animale domestico e il secondo il pasto che comunemente si consuma alla sera. Ma questo non è sufficiente a definire il significato di cane né quello di cena. Pensiamo come possono essere diverse le esperienze dei parlanti: c'è chi ama i cani, chi li odia e chi li teme. Alcuni non hanno mai visto cani grandi come gli Alani o piccoli come i Chihuahua, C'è chi ama i bastardi e chi preferisce i cani di razza. Eppure tutti usano lo stesso segno cane. La stessa cosa per il concetto di cena. C'è chi la consuma presto chi a notte inoltrata, chi un pasto frugale e chi il pasto più importante della giornata; chi ha sempre fame e chi è inappetente. La prima definizione è dunque corretta ma insufficiente, perché non dice nulla su tutti i possibili aspetti del significato della parola. Il significato di una parola può subire dei mutamenti attraverso il tempo: esso può allargarsi o restringersi, mutare o addirittura sparire dall'uso. I mutamenti di significato di una parola non avvengono solo in tempi lunghi, ma si notano anche in tempi brevi; così può capitare che nello stesso momento alcuni parlanti usino una parola attribuendole un significato nuovo, mentre altri sono rimasti legati ad un significato precedente.

Dopo queste considerazioni la definizione generica di significato usato fino ad ora, non basta più e dobbiamo aggiungere qualche riflessione in più.

Una bambino chiede:

Che cos'è un libro?

Si può rispondere semplicemente indicandolo, questo metodo può andare bene per un bambino molto piccolo che non possiede molte parole: è un metodo molto semplice ma anche approssimativo. Il bambino, infatti, dovrà vedere molti oggetti libro prima di distinguerli ad esempio dai giornali, anche loro stampati, o dai quaderni composti anche loro da fogli legati insieme, e imparare a riconoscerli come libri anche se grossi o sottili, grandi o piccoli. Il procedimento che consiste nel mostrare l'oggetto che si nomina si chiama procedimento ostensivo.

Ad una bambina più grande che conosca più parole si può dare una risposta più precisa, con una descrizione dell'oggetto:

un libro è un oggetto formato da pagine legate insieme; su queste pagine ci sono scritte delle storie.

Questa risposta descrive un libro attraverso un giro di parole. Il procedimento per cui si spiega un significato attraverso un giro di parole si chiama perifrasi.

IL VOCABOLARIO

Il libro per eccellenza, cioè quello che può darci informazioni in maniera precisa sul significato di una parola è il vocabolario. In questo grandissimo libro sono contenuti tutti gli elementi del lessico, o lessemi, di una lingua con la spiegazione del loro significato.

Immaginiamo adesso che una persona vada a cercare sul vocabolario la parola libro. Ecco cosa trova:

Per prima cosa una definizione molto precisa dell'oggetto, ma troverà indicazioni su tutti gli aspetti possibili del significato.

Troverà quindi una distinzione tra l'oggetto materiale con la sua dimensione:

  • libro in ottavo, libro in sedicesimo

e l'argomento che vi è trattato, cioè il contenuto:

  • libro si scienze, di lettura amena

o l'uso che se ne fa:

  • libro di testo.

Poi si accorgerà di un controsenso: si dice libro per indicare l'insieme di più volumi:

  • un libro di tre volumi

e si dice anche il contrario, cioè si dice libro per indicare la parte di tutto:

  • i due libri dell'opera.

Si usa ancora il vocabolo libro per indicare un fascicolo o un registro:

  • il libro dei conti, delle spese

o per sostituire il concetto di opera:

  • un libro appassionante.

Un uso diverso si ha in botanica, dove il termine libro indica:

  • la parte fibrosa del tronco dell'albero, compresa tra il legno e la corteccia.

In particolare espressioni come:

  • libro nero, libro d'oro

la parola assume poi nuovi valori. Potremmo ancora aggiungere:

  • libro giallo, libro rosa

e anche

  • libro bianco

come raccolta di documentazione su un determinato problema o personaggio politico.

L'esempio di libro non è l'unico sul vocabolario; ci sono parole che hanno accezioni, cioè vari significati, molto più numerosi. Per esempio, Ia parola testa può avere questi possibili significati:

avere una testa calva

avere mal di testa

giocare di testa

vincere per una testa

non saper dove battere la testa

pagare un tanto a testa

andare a testa alta

il vino dà alla testa,

testa di legno,

far girare la testa a qualcuno,

lavoro di testa,

testa di legno

testa di cuoio,

testa d'uovo,

fare di testa propria,

avere una gran bella testa,

avere la testa tra le nuvole,

non avere niente in testa,

mettersi alla testa del corteo,

la testa di un chiodo

la testa di un fungo

essere in testa alla classifica,

battere la testa.

CONCLUDENDO: Un segno può avere molte possibilità d'uso; avremo quindi che in un segno ad uno stesso significante corrispondono più significati o usi possibili:

                                         significato 1

                                         significato 2

     significante                  significato 3

                                          significato 4

                                         ecc

questo vuol dire che più significati possono venire espressi dallo stesso significante:

significati 1

significato 2

significato 3                  significante

significato 4

ecc

Sta all'emittente scegliere un segno che consenta un certo uso, cioè il particolare significato che vuole trasmettere, e al ricevente di cogliere l'uso preciso che è stato fatto del segno da parte dell'emittente.

Ad ogni segno non corrisponde un solo e univoco  significato, ma un insieme di significati affini tra loro o anche non affini, che nel corso del tempo, per motivi più diversi, sono venuti a raggrupparsi sotto il medesimo significante. In linguistica si chiama area semantica l'insieme di questi significati, cioè lo spazio di significato corrispondente ad un segno. Essa è soggetta:

  • a continui arricchimenti nell'uso e nella storia di una lingua;
  • a usi e interpretazioni individuali dei singoli parlanti.

IL LESSICO

Per comunicare correttamente e senza fraintendimenti occorre il lessico giusto. L'insieme delle parole di una lingua costituisce il lessico, il termine lessico deriva dal greco "lexis“, parola.

Si può essere ricchi o poveri di lessico, cioè conoscere molte o poche parole, perciò, più parole conosciamo e più riusciamo a descrivere e comunicare meglio la realtà. Ma il lessico non è un elenco fisso e immutabile di parole, al contrario esso è in continua trasformazione. La lingua, come la realtà, è soggetta a cambiamenti: parole nuove entrano velocemente nell'uso quotidiano. Pensiamo a parole recenti come esodato, no-global, mobbing, impiattare, eurocent, eurolandia, eurozona, bioterrorismo. Altre sono cadute in disuso, chi userebbe oggi la parole palafreno per indicare un cavallo?

Quante parole ci sono?

  Gli studiosi della lingua italiana ne contano da 60.000 a 120.000. È difficilissimo conoscere il significato di tutte le parole contenute nel vocabolario,la maggior parte infatti sono termini specialistici, che appartengono alle diverse professioni e scienze. Le persone colte ne conoscono dalle 10.000 alle 20.000; un ragazzo che inizia la Scuola Media ne conosce all'incirca un migliaio, ma ne usa solo poche centinaia. Un lessico è composto di parole di uso quotidiano e comune che si definiscono ad alta frequenza, di parole meno comuni, ma necessarie per poter leggere e comprendere un libro o un giornale, parole a media frequenza; infine, parole più rare e meno usate,quelle a bassa frequenza.

A cosa serve arricchire il lessico?

  Avere un lessico ricco serve soprattutto a comprendere esattamente una comunicazione espressa con un linguaggio formale, come la lezione di un insegnante, una notizia del telegiornale, il discorso di un politico ecc. In secondo luogo serve per leggere e capire un libro, un annuncio economico, un articolo di giornale, un documento e così via. Infine, ma non ultimo, possedere un buon bagaglio lessicale, è indispensabile per comunicare con gli altri, sia parlando che scrivendo, nel modo più chiaro ed efficace, cioè senza fraintendimenti.

Che cos'è  vocabolario?

Tutti conosciamo o abbiamo visto un vocabolario. Ma la domanda è: che cosa è un vocabolario, a cosa serve, come si usa?  Per imparare ad usare le parole giuste dobbiamo usare lo strumento “giusto”.

Per esempio il vocabolario, che deriva da “vocabolo” cioè parola. Per imparare parole nuove, non bisogna certo imparare tutti i termini a  memoria. Ogni volta che, incontriamo una parola sconosciuta, ricorriamo al vocabolario: li troveremo la definizione, il “che cosa vuol dire” della parola sconosciuta; avremo così imparato una nuova parola.

Un vocabolario è un grosso volume che contiene quasi tutte le parole di una lingua; non tutte, perché ciò è impossibile, se non altro per i continui arricchimenti a cui la lingua va soggetta. Gli autori dei vocabolari sono dei linguisti studiosi del lessico, o lessicologia.

Il loro lavoro consiste in una ricerca paziente, che dura anni interi, di tutti gli usi delle parole che ricorrono nel parlato o nei testi scritti. Tutto il materiale linguistico raccolto viene raggruppato in schede corrispondente ad ogni voce (o entrata) destinata ad entrare nel vocabolario.

Non tutte le parole esistenti saranno prese in considerazione, perché molte sono di uso specialistico (biologia, diritto ecc), e poi perché ogni autore segue nella compilazione di un vocabolario dei criteri particolari. Per esempio fino ad alcuni decenni fa e soprattutto durante il regime fascista, non si sarebbero introdotte parole straniere, anche se comunemente usate. Oggi invece un lessicologo potrebbe ritenere inutile riportare parole ormai scomparse dall'uso o varianti di parole comuni, ma ne riporterà sicuramente altre anche se antiche qualora vengano ancora usate, sia pure in senso ironico come messere, madonna, pulzella.

Conoscere  il linguaggio del vocabolario
"Nell'appartamento in cui vivevo coi fratelli e i genitori, la cucina era il locale che amavo di meno e dove abitavo di più. Al levar delle mense, i mie libri di scuola prendevano il posto dei piatti. Cosa fosse la buona tavola, io non lo sapevo".

È l'inizio di un libro di uno scrittore di successo: non si incontrano leggendolo, frequenti difficoltà. Il lessico risulta chiaro e non si sente la necessità di consultare il dizionario, strumento indispensabile per comprendere chiaramente il significato delle parole. Strumento che diventa utilissimo quando si incontrano, leggendo, frasi ricche di termini difficili o di uso raro. Le parole quando sono registrate nel dizionario, si chiamano lemmi. Se consideriamo il brano di Castellaneta: le parole in esso contenute si possono ritrovare sul dizionario, in prevalenza come lemmi; altre parole vi sono contenute come forme. Usiamo il brano come esempio per capire la differenza fra lemma e forma.

nell' (= nello), nel dizionario troviamo la forma nello con la sigla : prep. Art. ( abbreviazione di preposizione articolata)

appartamento, nel dizionario troviamo la parola, con la sigla: s.m. ( abbreviazione di sostantivo maschile)

in nel dizionario troviamo la forma in con la sigla prep. Semplice ( abbreviazione di preposizione semplice)

cui, nel dizionario troviamo la parola, con la sigla: pron. Rel. ( abbreviazione di pronome relativo)

vivevo, nel dizionario troviamo l'infinito vivere, con la sigla: v. ( abbreviazione per verbo)

coi, nel dizionario troviamo la parola con la sigla: prep. Art.

fratelli, nel dizionario troviamo la parola fratello, al singolare

e, nel dizionario troviamo la forma, seguita dalla sigla: cong. ( abbreviazione per congiunzione)

i, nel dizionario troviamo la forma, accompagnata dalla sigla: art. det. m. pl. ( abbreviazione di: articolo determinativo maschile plurale)

genitori, nel dizionario troviamo la parola genitore; al singolare

la, forma autonoma: art. det. f. sing.

cucina, troveremo la parola con la sigla: s.f. ( abbreviazione di sostantivo femminile)

era, nel dizionario troviamo l'infinito essere

il, forma autonoma

locale, forma autonoma

che, forma autonoma

amavo, nel dizionario troviamo l'infinito amare

di meno, nel dizionario troviamo l'espressione meno, seguita dalla sigla avv ( abbreviazione per avverbio, e all'interno di essa, troviamo l'espressione di meno)

e, forma autonoma: cong.

dove, forma autonoma: avv.

abitavo, nel dizionario troviamo l'infinito di abitare

di più, troveremo più: avv. All'interno della trattazione di più, troveremo l'espressione di più

miei (libri), nel dizionario troviamo mio, seguito dalla sigla: agg. poss. (abbreviazione per aggettivo possessivo)

miei (tra i), nel dizionario troviamo sempre mio, con la sigla pron. poss.) posto in rilievo nella spiegazione aggettivo possessivo

Io, nel dizionario la forma compare autonomamente, seguita dalla sigla: pron. pers. m. e f ( abbreviazione che significa pronome personale maschile e femminile)

(non) lo (sapevo), nel dizionario troviamo lo con la sigla: part. pron. ( abbreviazione che significa particella pronominale).

  •  le parole nel dizionario sono raccolte:

COME LEMMI, al singolare se sostantivi; al maschile singolare se aggettivi o pronomi; all'infinito se verbi;

COME FORME, cioè nell'esatta forma in cui compaiono nello scritto che stiamo esaminando.

Ecco un quadro riassuntivo delle possibilità di catalogazione delle parole del dizionario:

NEL DIZIONARIO COMPAIONO COME FORME

NEL DIZIONARIO COMPAIONO COME LEMMI

articoli

sostantivi (sing)

pronomi personali e relativi

aggettivi (maschili singolari)

avverbi

pronomi dimostrativi, possessivi, indefiniti (maschile sing)

preposizioni semplici

verbi

preposizioni articolate

 

congiunzioni

 

interiezioni

 

esclamazioni

 

prefissi

 

suffissi

 

Sfruttiamo il dizionario: le nozioni di grammatica

Leggere con attenzione il dizionario è un modo di ripassare fonetica, morfologia, analisi della frase e del periodo.

Il dizionario è una vera miniera. Contiene la sintesi delle nozioni grammaticali. Non può essere un sostituto della grammatica, ma come strumento per togliere dubbi si.

  •  ortoepìa (corretta pronuncia della parola). Il dizionario indica l'accento tonico ( che permette di leggere correttamente una parola, segnando la sillaba su cui cade l'accento). Ad esempio:

príncipi = sorvani, príncipi = basi, inizi

sulle e e sulle o toniche, il dizionario segna il suono aperto (   ) o il suono chiuso (  ). Ad esempio:

mòzzo = marinaio giovane addetto ai servizi minori, mòzzo= parte centrale della ruota che si lega all' albero.

  •  divisione in sillabe: alcuni dizionari, per particolari parole la cui suddivisione in sillabe è difficoltosa, la indicano ( bri- ò- so).
  •  elisione: nei vocaboli soggetti ad elisione, il dizionario indica le possibilità in cui essa si verifica (quello – quell') e come la vocale soppressa venga sostituita dall'apostrofo.
  •  troncamento: nei vocabolari soggetti a troncamento, il dizionario indica le possibilità in cui esso si verifica. Ad esempio : poco- po'; suora- suor ( davanti a nome).
  •  radici e desinenze: le parole sul dizionario, sono spesso scomposte in radice ( il monema significante) e rispettiva desinenza. Per esempio:

penetr – àbile, penetr-anta

- àbilità - are

- àle - ativo

-amento - ato

-ànte - aziòne

1)  prefissi e suffissi: le particelle che precedono una radice si chiamano prefissi; quelle che la seguono si chiamano suffissi. Sono invariabili, e modificano il significato delle parole stesse. Il dizionario li elenca. Per esempio

COM + penetrabile IM + penetrabile prefisso con ( m davanti a p e b) prefisso in ( m davanti a p e b)

penetrabile + MENTE  suffisso indicante avverbio di modo.

2) sostantiivi nel dizionario sono indicati con l'abbreviazione s segnalano:

il genere: m (maschile) o f ( femminile)

il numero: il sostantivo viene sempre dato al singolare maschile, ma nei casi in cui la parola sia irregolare, o abbia più forme, o un plurale un po' difficoltoso, viene indicato il plurale.

camicia – cie – ce;

la mobilità, cioè la differente forma per il maschile e per il femminile, pur restando invariata la radice

leon -e/ essa;

e segnalano inoltre: se è difettivo, cioè se ammette ad esempio solo la forma al plurale o quella al singolare

pantaloni, solo plurale;

se è sovrabbondante, cioè se ammette due forme di plurale

ginocchio – ginocchi / ginocchia;

se, avendo due plurali, essi hanno però significato diverso

i fili/ le fila;

se un nome è composto da vocaboli diversi ( arco + baleno = arcobaleno) e, nei casi difficili viene indicata anche la forma plurale

pomodoro- pomodori

I dizionari segnalano anche: l'alterazione, cioè la deformazione del nome in senso accrescitivo, diminutivo, ecc.

gatto

gattino ( dim.) = diminutivo

gattone (acc.) = accrescitivo

gattuccio (vezz.) o vezzeggiativo

gattaccio (disp. o pegg.) = dispregiativo o peggiorativo;

che poi risulta la fusione, ad un'unica radice, di una serie di suffissi.

 3) aggettivo: il dizionario consente anche di ripassare le nozioni sull'aggettivo indicato con l'abbreviazione agg. indica:

i vari tipi di aggettivi ( possessivo, dimostrativo, ecc)

mio= agg. poss.;

il comparativo e il superlativo irregolare

buono – migliore – ottimo

se è composto

filo+ sovietico = filosovietico

le eventuali alterazioni

bello – bellino- belloccio- bellone,

le eventuali irregolarità nel plurale

quello-quelli (solo davanti a vocale, s impura, gn,pn, ecc)

a conclusione della voce relativa agli aggettivi qualificativi, compare il suffisso “mente”, che serve a formare l'avverbio di modo

grande – grandemente.

4) articolo, il dizionario distingue:

articoli determinativi e indeterminativi (abbreviazione art. det. / art. indet.);

genere, numero,il loro uso corretto.

5) avverbio: il dizionario indica:

la categoria ( avverbio di luogo, tempo,quantità),

le locuzioni avverbiali, queste ultime, oltre che con avverbi, possono essere formati da:

preposizioni + aggettivo ( all'improvviso)

preposizione + sostantivo (di colpo)

sostantivo + sostantivo (passo passo)

aggettivo + aggettivo (bel bello)

aggettivo + preposizione + sostantivo ( tutto ad un tratto)

oltre che sotto le voci avverbiali, si ritrovano anche sotto l'aggettivo o il sostantivo da cui sono formate.

6)  preposizioni : la ricerca delle preposizioni sul dizionario aiuta nell'analisi logica, infatti, di ogni preposizione il dizionario fornisce gli esempi di un buon numero di complementi da esse retti; e per l'analisi del periodo offre esempi dei tipi di frasi introdotte dalle preposizioni.

 pronome: col dizionario puoi distinguere:

la categoria ( pronomi personali, dimostrativi, relativi, ecc.) pronomi personali e relativi appaiono autonomamente, gli altri come lemmi ben evidenziati al termine del corrispondente aggettivo)

l'uso corretto (ad esempio, che, pronome relativo, solo come soggetto o complemento oggetto, raramente come preposizione).

7) verbo il dizionario indica: i lemmi dell'infinito. Poi individua:

la coniugazione di appartenenza, se è transitivo o intransitivo,se è riflessivo,se è irregolare o difettivo (in questo caso sono indicate le forme principali, forme irregolari o mancanti).se è ausiliare

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