In questa lezione: l’alfabeto italiano.

I grafemi della nostra lingua, ossia le lettere dell’alfabeto, non riproducono con esattezza tutti i suoni; infatti, i fonemi sono 30, mentre le lettere dell’alfabeto sono 21, cui vanno aggiunti altri cinque grafemi (j, k, w, x, y) che sono usate nelle parole straniere.

 

L'alfabeto

 

 

 

 

I geroglifici

 

Scrivere oggi è una cosa abbastanza facile. Ma ci vollero secoli e secoli perché l'uomo riuscisse a inventare la scrittura e la portasse poi alla perfezione a cui è arrivata adesso. Inventare l'arte di scrivere, cioè di tradurre in segni il linguaggio parlato, è stata una delle invenzione più importante che l'uomo abbia fatto.Immagina per un momento che la scrittura non sia stata ancora inventata. Come faresti per far sapere al nonno lontano che vorresti un motorino per il tuo compleanno ?Disegneresti un motorino... infatti, è quello che fecero i primi uomini, quando sentirono la necessità di esprimere per iscritto il proprio pensiero. Per chiedere una mela disegnarono una mela,per chiedere una capra disegnarono una capra. Questo fu il modo più antico di esprimere graficamente le cose, e si chiama ideografia, una parola che deriva dal greco e che significa “ rappresentazione delle idee per mezzo della figura”.Naturalmente le figure che rappresentano le idee si chiamano ideogrammi. Ideogrammi sono pertanto i geroglifici degli antichi Egizi; ideogrammi quelli che usano i Cinesi per scrivere.

Ma bisogna cambiare il sistema.

Il sistema è pericoloso. Se uno che non è più che bravo a disegnare, c'è il rischio che il suo abbozzo di disegno venga frainteso, e che invece di una mela si legge palla, e invece di uovo si legga occhio. Ma prova a disegnare la figura della virtù, dell'amicizia, del coraggio e in genere tutte le cose astratte! E come disegneresti gli avverbi, i verbi gli aggettivi i pronomi?

Appena si accorsero di questo inconveniente, gli Egizi cambiarono sistema. Invece di scrivere per ideogrammi scrissero per acrofonogrammi. La parola è difficile da pronunciare ma facile da capire. Quando devi dire per telefono una parola che potrebbe essere fraintesa ( come il codice fiscale), usi un acrofonogramma. Per

esempio, per la parola  "cane"  dici:

c di Como,

a come Ancona,

enne come Napoli,

e come Empoli.

 

Hai usato un acrofonogramma , cioè hai nominato quattro città che non hanno nulla a che fare con il discorso, e l'unico loro scopo è quello di attirare l'attenzione dell'ascoltatore sulla loro iniziale. Dall'altra parte l'ascoltatore, a mano a mano che i nomi delle città vengono pronunciate ha scritto solo le loro iniziali e si è trovato sott'occhio la parola “cane”.

C'è un gioco che conosci, che si chiama acrostico : si tratta di indovinare alcune parole di cui ti danno la definizione: le iniziali delle parole indovinate devono comporre poi un'altra parola di cui si dà pure la definizione. Come vedi acrofonogramma e acrostico sono due parole che si rassomigliano perché cominciano con uno stesso gruppo di lettere: “acro”, che significa “estremità, iniziale “ Sai che fono significa “ suono” e che gramma significa “ lettera, scrittura”, dunque acrofonogramma vuol dire scrittura dei suoni per mezzo delle iniziali.Insomma gli Egizi   pensarono di indicare i vari suoni di cui sono formate le parole con determinate figure, con questo però di particolare: che le figure non stavano più li ad indicare un oggetto,ma solo le lettere iniziali del nome di quell'oggetto. Poniamo che avessero disegnato un cerchio, un ago, una nave, un'edera: con le iniziali di queste lettere avrebbero voluto indicare la parola “cane”. Il sistema era ingegnoso ed ebbe fortuna. Naturalmente, passando da un popolo all'altro, i segni si sono notevolmente modificati, tendendo a diventare sempre più semplici e facili a disegnarsi.

L'alfabeto italiano

 

L'alfabeto italiano è  formato da 21 lettere, così ordinate:        

         

 

A queste ventuno lettere se ne aggiungono altre cinque che la lingua italiana usa per scrivere parole straniere prese in prestito:

 

j J i lunga
k K cappa
w W doppia vu
y Y ipsilon o i greca
x X ics

 

 

 

 

 

I segni dell'afabeto sono ventuno e vengono considerati di genere femminile, in quanto è sottinteso il nome “ lettera”. Si dice perciò una bi, una effe, una erre, un'acca, ecc. Ogni lettera ha due forme: la maiuscola e la minuscola. Non c'è nessuna differenza di suono tra l'una e l'altra: la differenza è solo grafica. Le lettere maiuscole servono a distinguere il titolo di un capitolo dal testo, o i versi della prosa, o i nomi propri dai nomi comuni, servono inoltre ad indicare che è finito un periodo e che ne comincia un altro, a onorare in qualche modo certi personaggi di riguardo, e infine rallegrare e far riposare l'occhio che in una pagina uniforme, tutta di sole minuscole, si stancherebbe. L'iniziale maiuscola si mette innanzi quando inizia un nuovo periodo, dopo il punto fermo. Il punto è così piccolo che potrebbe sfuggire all'occhio: e meglio che sia seguito da un segno più visibile, come appunto una maiuscola, che annunci che sta per cominciare un nuovo periodo, assolutamente indipendente, come senso, del precedente.

Fin qui niente di difficile.

Più difficile è ricordarsi che si devono scrivere con le iniziali maiuscole tutti i nomi propri, i cognomi e i soprannomi. Difficile perché per i nomi propri si intendono non solo quelli delle persone, degli animali, delle città, dei fiumi, ecc, ma anche i nomi particolari delle opere d'arte, dei libri, dei monumenti, dei fatti storici, di una qualunque cosa quando sia presa individualmente o quando si voglia personificarla. Perciò si scriverà non solo Dante Alighieri, Federico il Grande, Torino, il Tevere, ma anche la Notte di Michelangelo, la Divina Commedia,il Colosseo, e persino la Verità, la Giustizia, quando siano personificate. I nomi dei popoli andrebbero scritti con la maiuscola, ma succede spesso, di trovare molti scritti di persone colte e letterati illustri, che usano la minuscola. Ma anche questi sono nomi propri: e si scriverà : gli Austriaci, i Francesi, gli Italiani, i Greci, ecc. Invece scriverai con la minuscola le espressioni i cittadini italiani, gli artisti americani, perché qui si tratta non di nomi propri ma di aggettivi.

 

Vi sono casi in cui la maiuscola si usa anche in nomi comuni: ed è quando una parola ha diversi significati e si vuole distinguerla uno dagli altri. Così scriverai Stato per indicare l'istituzione che rappresenta tutti i cittadini governati da uno stesso governo; e invece stato in tutti gli altri significati. Scriverai Chiesa quando la parola è intesa come unione di tutti i fedeli, e chiesa, quando si tratta dell'edificio, Corte a quando si parla a quella del Re, e corte quando si tratta di un semplice cortile.

 

È importante capire come si pronunciano le lettere dell’alfabeto.

Per questo vengono suddivise in:

5 VOCALI: a; e; i; o; u
 
Quando pronunciamo queste lettere l’aria esce dalla bocca senza incontrare nessun ostacolo.
 
16 CONSONANTI: b; c; d; f; g; h; l; m; n; p; q; r; s; t; v; z
 
Quando invece pronunciamo le consonanti l’aria, uscendo dalla bocca, incontra degli ostacoli.
 
Alcune consonanti rappresentano due suoni diversi, ovvero si possono pronunciare in due modi differenti:
  • La C:
Se questa consonante si trova davanti alle vocali a, o, u, avrà un suono “duro”, ovvero si pronuncerà come una k: per esempio “cane”; “cosa”; “culla”.
 
Se invece si trova davanti alle vocali e, i, avrà un suono “dolce” come nella parola “ciao” oppure “cena”.
  • CHE-CHI:
Se la c è seguita dalle lettere h+e oppure h+i avrà un suono “duro”, si pronuncerà come una k, per esempio nelle parole “maccheroni”; “chiesa”.
  • La G:
Anche la g cambia suono a seconda delle vocali che vengono dopo, quindi se si trova davanti alla a, o, u, avrà un suono “duro”, per esempio in “gatto”; “gola”; “guerra”.
 
Se si trova davanti alle vocali e, i, avrà un suono “dolce” come in “gelato” oppure in “gioco”.
 
  • GHE-GHI:
Anche la g se è seguita dalle lettere h+e oppure h+i avrà un suono “duro”, come in “spaghetti” oppure “ghiro”.
  • La H:
La lettera h in italiano non rappresenta nessun suono, a differenza di altre lingue non viene aspirata quando si trova all’inizio di una parola.
 
Abbiamo già visto che si usa insieme alla c e alla g, per formare
 
che-chi e ghe-ghi.
 
 
In   italiano esistono alcune parole che si differenziano soltanto per la durata della consonante, devi  prestare molta attenzione alla pronuncia delle consonanti doppie, cioè due consonanti scritte due volte di
seguito. Quando una parola presenta due consonanti doppie, il suono della consonante stessa si rafforza e la vocale precedente si accorcia.
Al contrario, quando si allunga il suono di una vocale, la consonante che segue ne uscirà inevitabilmente indebolita.
 
Prova  a leggere le seguenti parole facendo attenzione alle doppie. Ti suggerisco di scandire bene le sillabe, per esempio di pronunciare CAR-RO con una pausa tra le due sillabe, in modo che si senta bene la prima “R”.
 
caro / carro
 
fato / fatto
 
cane / canne
 
casa / cassa
 
capello / cappello
 
 

 

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