Vorrei sapere se esiste una regola che stabilisce come vanno usati i segni d'interpunzione?

La punteggiatura, ovvero la segnaletica del testo scritto.


 DOMANDA: Come si usano i segni d'interpunzione?  C'è una regola fissa che stabilisce come vanno usati quando vanno usati e quando no?

RISPOSTA:

Una regola fissa per l'uso di tutti i segni della punteggiatura non c'è, ma ci sono alcuni suggerimenti per non usarla casualmente.
La punteggiatura segna le pause che si fanno nel discorso: la virgola, il punto, Il punto e virgola,  i due punti, il punto interrogativo è il punto esclamativo.
A vederli sulla pagina, questi segni sembrano estranei alle parole: eppure sono i loro compagni, le loro guide a volte i loro più sicuri custodi. Senza i segni d'interpunzione il discorso scritto non avrebbe pause, e le parole stenterebbe a trovare ordine nella coscienza del lettore. Con un segno interpuntivo si esprime una pausa un'esitazione, un silenzio; ma anche si traduce l'articolazione e lo sviluppo del nostro discorso, che si dispone in una tela di piccoli e grandi unità logiche. Mediante la punteggiatura i nostri pensieri scritti possono conservare e riflettere l'energia e l'animazione della parola detta.
Il più importante fra i segni d'interpunzione è il punto, che una volta era l'unico mezzo a indicare la sosta del discorso; Perciò è del punto che derivano i termini generali punteggiare e punteggiatura, con cui si indica l'uso dei segni che stabiliscono le varie pause.
L'altro segno diventato indispensabile è la virgola (diminutivo del latino virga, trattino verticale), da cui anche il verbo virgolare mettere le virgole secondo il posto opportuno, che però è d'uso  limitato. Il vocabolo punto è un derivato del verbo pungere: segnare, perciò, con i vari segni le parti della frase, si dice interpungere (inserire, cioè la punteggiatura  tra le parole), da cui interpunzione equivalente a punteggiatura e interpuntivo che ha la funzione d'interpungere. Il punto si dice anche punto fermo per sottolineare  la sua funzione di concludere un periodo e fermare il corso delle parole di fronte all'uso generico che esso ha nelle espressioni punto e virgola  e due punti.
Veniamo ora ai casi particolari.
La virgola è il segno di punteggiatura usato più frequentemente  ed è  anche il più difficile da descrivere. Ha  funzioni molto diverse, in generale serve a separare determinate parti di un periodo o di una frase, sia graficamente che come segnale affinché il lettore pratichi corrispondenti separazioni nella sua mente durante il lavoro di comprensione del testo.

Non possiamo disporre di un elenco di regole che ci indica il modo semplice quando usare la virgola e quando evitarla, tuttavia, non dobbiamo pensare che essa sia inseribile del tutto a caso l'uso della virgola  rispetta una sua logica e delle regole, anche se non rigide, esistono in alcuni casi invece di dire qui la virgola si mette sempre diremo qui si tende a metterla, si può quindi giungere a stabilire uno schema generale a cui attenersi per l'uso delle virgole.
La virgola è sempre attaccata alla parola che la precede, è sempre seguita da uno spazio e la parola che la segue inizia sempre con la minuscola. L'uso della virgola  dipende spesso da scelte soggettive di chi scrive, tuttavia si possono individuare dei casi in cui il suo uso è consigliabile  in quanto funzionale a uno scopo comunicativo.

  • La virgola si trova nelle enumerazioni, quando si vuole esprimere in modo rapido una serie di cose nomi, aggettivi, avverbi, eccetera., almeno due, ma di solito più di 2 punto per esempio: mi sembri un ragazzo educato, intelligente, non volenteroso; si è si è perso ogni cosa due punti denaro, tempo, fatica; lui lavora bene con impegno e seriamente; eccetera eccetera. distingue, Insomma una successione di elementi che nel discorso abbiano la medesima funzione come per più soggetti: Leonardo per lei era sempre un ragazzo. non le dicevano nulla La stempiatura pronunciata, la calvizia già visibile sulla testa, le ombre intorno agli occhi, i solchi scavati ai lati delle labbra sottili e aride. (C.Cassola). In genere, dopo una successione di elementi distinti con la virgola l'ultimo della serie è introdotto con la congiunzione e: per esempio: "Ad un tratto corse in camera, si buttò sul letto, schiacciò la faccia contro il guanciale e scoppiò in singhiozzi". (C.Cassola)
  •  la virgola distingue un inciso nell'interno di un pensiero; e perciò isola il vocativo. per esempio: Dante però ti prego, dolce padre caro che mi dimostri amore; la, divide la posizione e ogni espressione attributiva  Cercarla
  • mettere la virgola è quasi di norma prima di una proposizione relativa cioè prima di un pronome relativo per esempio :"sono stato con il medico, che mi ha parlato del tuo problema"; "Ho rivisto i tuoi genitori, che mi hanno riconosciuto".
  • la virgola collega le proposizioni coordinate fra di loro, che somigliano alle serie e numerati ve. per esempio "Agnese si alzava ogni tanto, attraversava il cortile, si affacciava al Lucio di strada, guardava a destra e a sinistra, e tornava dicendo: nessuno" (Manzoni)
  •  la virgola  divide tante volte con il complemento specialmente una circostanza che si interpone nell'ordine diretto per esempio: "Don Rodrigo... misurava innanzi e indietro, a passi lunghi, quella sala. "Finalmente, verso dodici quella fastidiosa processione finì".
  •  la virgola, infine, distingue nel periodo le varie proposizioni subordinate; e non sarebbe possibile concepire la trama sintattica delle diverse relazioni di una subordinata senza l'articolazione della virgola In generale si può convenire che ogni proposizione subordinata è distinta dalla virgola. Per esempio: "se egli studia sarà promosso" (concessiva), "sebbene abbia studiato, non è stato promosso"; (temporale). "Quando arrivai, egli era già partito; (modale). "Come si era previsto, abbiamo sbagliato"; (causale), "Siccome non è possibile, bisogna rinunciare".

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