Accenti obbligatori e accenti inutili
DOMANDA: bisogna accentare do voce del verbo dare? Bisogna accentare sé medesimo e sé stesso o basta scrivere se medesimo se stesso? E il fa di due giorni fa va accentato?
RISPOSTA: ecco cosa pensa il linguista Aldo Gabrielli a proposito di accenti:
“Dico subito che la lingua italiana in fatto di accenti è ancora, dopo un millennio da quando esiste, un caos un tira e molla un pasticcio. E questo perché nessuno si è mai preso la briga di sistemare le cose una volta per tutte come han fatto da tempo altre lingue il francese e lo spagnolo per esempio. Ma la prima cosa da fare, in attesa che qualcuno pensi anche a questo, è di stabilire i pochi casi nei quali l'accento è obbligatorio, sì che a non metterlo si fa vero e proprio errore”.
Per cercare di fare meno confusione, qui trovi un veloce ripasso sull'accento.
In ogni parola c'è una sillaba che viene pronunciata con maggior forza delle altre in quanto la voce si ferma su di essa più che sulle altre questa insistenza della voce sulla sillaba, o meglio sulla vocale della sillaba in questione si chiama accento tonico, perché dà il tono alla parola o anche semplicemente accento.
La sillaba e la vocale della parola su cui cade l'accento sono dette toniche, cioè colpite da accento toniche le altre si chiamano atone, cioè prive di accento.
Secondo l'accento tonico, le parole si distinguono in:
TRONCHE, quando l'accento cade sull'ultima sillaba: bontà, virtù, parlerà
PIANE, quando l'accento cade sulla penultima sillaba: pàne, civìle,
SDRUCCIOLE, quando l'accento cade sulla terzultima sillaba: classifìca, tàvolo, psicòlogo,
BISDRUCCIOLE, quando l'accento cade sulla quartultima sillaba: màndaglielo, scrìvimelo
TRISDUCCIOLE, quando l'accento cade sulla quintultima sillaba: òrdinaglielo
Tipi di accento
In italiano gli accenti grafici, cioè i segni con cui si marca la sillaba o meglio la vocale tonica delle parole sono di due tipi:
- l'accento acuto (´)
- l'accento grave (`)
Uso dell'accento
In italiano tutte le parole tranne le proclitiche e le enclitiche, hanno un accento tonico, che però non sempre è necessario indicare con l'accento grafico cioè col segno di accento. Di norma esso non si segna quando cade nel corpo della parola, cioè nella parola piana, sdrucciole e bisdrucciole. Tuttavia, è consigliabile segnarlo anche in tale parole:
quando solo l'accento distingue due o più parole omografe, cioè due o più parole che hanno identica grafia ma pronuncia e significato diversi come:
- lèggere / leggère
- àmbito / ambìto
- àncora / ancòra
- tèndine / tendìne
- circùito / circuìto
- nòcciolo / nocciòlo
- fòrmica / formìca
- nèttare/ nettàre
- sùbito / subìto
- àltero / altèro
- abìtuati / abituàti
- pòrto / portò
- cànto/ cantò
- mòri / morì
nelle forme plurali delle parole in -orio quando possono essere confuse con altre forme plurali delle parole in -ore
direttori plurale di direttòri (plurale di direttorio) / direttòri (plurale di direttore);
- nelle forme plurali delle parole in -io quando possono essere confuse con i plurali di altre parole simili:
princìpi (plurale di principio) / princìpi (plurale di principe);
- nelle voci del verbo dare che possono essere confuse con i loro omografi:
dànno, dàto, dàgli, dàlle
- tutte le volte che si vuole indicare l'esatta pronuncia di una parola rara e difficile: ecchìmosi, prosèliti, streptomicìna.
È invece obbligatorio segnare l'accento grafico:
- sulle parole tronche di due o più sillabe: città, caffè, mezzodì;
- sui seguenti monosillabi che terminano con un dittongo ascendente: può più
- sui seguenti monosillabi: ciò, già, giù, scià;
- sui monosillabi che, scritti senza accento si confonderebbero con altri monosillabi identici per forma ma diversi per significato:
- dà verbo / da preposizione
- dì nome / di preposizione
- è verbo / e congiunzione
- là avverbio / la articolo
- lì avverbio / li pronome
- né congiunzione / ne particella pronominale e avverbio
- sì avverbio / si pronome personale atono
- sé pronome / se congiunzione o pronome personale.
L'accento grafico, infine, va segnato su composti di tre di re di su e di blu.
ventitré, viceré, lassù, rossoblù e su altroché, composto di che.
sé stesso o se stesso?
Secondo alcuni grammatici, il pronome sé non va accentato quando è seguito da stesso o medesimo, perché allora non si può più confondere con la congiunzione se. Secondo altri invece, va accentato anche se è seguito da stesso o medesimo. Secondo altri ancora non va accentato quando è seguito da stesso tranne che al plurale, perché se stessi e se stesse potrebbero essere confusi con se (io) stessi e se (egli) stesse, la cosa migliore, in tanta incertezza, come sostiene il mai dimenticato linguista Marcello Sensi è accentarlo sempre.