Vocali e consonanti
Leggi attentamente, a voce alta, una per una, lettere seguenti:
i, e, a, o, u.
Se adesso ti invitassi a scriverle, così come le hai pronunciate, che faresti?
Copieresti nient'altro che le lettere scritte sopra: i,e,a,o,u.
Leggi adesso queste altre lettere: c,f, m, s,z.
Se adesso ti dicessi di scriverle, non potresti ripetere l'esperienza precedente, ma scriveresti: ci, effe, emme, esse, zeta.
Perciò: i,e,a,o,u che possono essere pronunciate sole, si dicono vocali;
c,f,m, z e tutte le rimanenti lettere dell'alfabeto che non possono essere pronunciate da sole, ma solo con l'aiuto di altre lettere, che suonano, cioè solo con altre lettere, si dicono consonanti.
Esaminiamo i gruppi separatamente.
Le vocali.
Leggi a voce alta le seguenti parole con particolare attenzione alle lettere in grassetto:
mina, mani, umani, undici, animali, astri.
Avrai notato che i, a, u hanno sempre il medesimo suono. (Per questo è importante leggere a voce alta).
Leggi ora le seguenti:
bidèlle, segréte; cèrvo, acéto; mantèllo, mansuèto;
chiòcciola, goccióla; lòtta, vóce! nòdo, fóce.
Come hai visto la e e la o hanno a volte il suono aperto o largo, come nelle prime parole di ogni coppi, a volte il suono chiuso o stretto, come nelle seconde parole.
Per distinguere i diversi suoni delle vocali e e o si usano nei dizionari i due accenti che hai visto segnati ora:
L' ACCENTO GRAVE (`) PER IL SUONO APERTO;
L'ACCENTO ACUTO (´) PER IL SUONO CHIUSO.
Questo tipo di accento, che riguarda cioè la pronuncia aperta o chiusa della e e della o, si chiama fonico.
La giusta pronuncia, oltre all'aspetto stilistico è richiesta anche per chiarezza di significato. Infatti, esistono parole (gli omonimi) che si scrivono con le stesse lettere, ma acquistano un significato diverso dalla diversa pronuncia delle vocali e, o.
é STRETTA | è APERTA | | |
accétta - scure affetta - taglia a fette corrésse - da correre détte - da dire ésca - da uscire pésca - da pescare | accètta - da accettare affètta - ostenta corrèsse - da correggere dètte - da dare èsca - cibo pèsca - frutto | | |
ó STRETTA | ò APERTA | | |
bótte - recipiente per il vino fósse - da essere vólgo - plebe vólto - faccia | bòtte - percosse fòsse - plurale di fossa vòlgo - da volgere vòlto - da voltare | | |
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Non ci sono regole precise in materia di pronuncia, la conoscenza dell'etimologia, cioè l'origine della parole italiana e l'uso del dizionario possono aiutare in caso di dubbio.
LE CONSONANTI
Alcuni consigli pratici sul loro uso e pronuncia
Suonano insieme con le vocali.
Le altre sedici lettere dell’alfabeto italiano che non sono vocali, per essere pronunciate devono appoggiare il loro suono su una delle cinque vocali, e perciò si definiscono “consonanti” (appunto perché devono: “consonare”, “suonare insieme” con le vocali). Se ti concentri sul movimento che avviene nella tua bocca, ti accorgerai che mentre pronunci le consonanti: d, l, n, r, s, t, z la lingua tocca i denti: perciò queste sette consonanti costituiscono il gruppo delle “dentali”. Inoltre i e r sono dette anche liquide, perché provocano una vibrazione della voce che le fa apparire particolarmente scorrevoli; n (come “m”, che trovi nel prossimo gruppo) è anche “nasale” perché l’emissione del suono avviene anche attraverso il naso (provare a chiudere le narici mentre pronunci qualche parola che contenga “n” o “m” e ti accorgi subito del suono deformato); s e “z” sono anche sibilanti perché quando le pronunciamo si avverte un leggero sibilo. Quando si pronuncia b, p, e anche, sia pure con diverso movimento, f , m , v , ci serviamo delle labbra: queste consonanti sono perciò dette “labiali”. Nella pronuncia della lettera “q” oppure di “c” e “g” seguite dalle vocali a, o, u (oppure da “h”, se seguite da “e” oppure “i”) il suono si forma in gola (latino: “guttur”): perciò queste consonanti sono dette “gutturali”. Le stesse “c” e “g” seguite dalle vocali e oppure i (purché non ci sia in mezzo la “h”) sono chiamate “palatali” perché la lingua, mentre le pronunciamo, poggia sul palato.
Alcuni esempi di parole in cui le consonanti “c” e “g” hanno il suono gutturale:
cane, come, cuoco, chiesa, chiacchiera, gara, gola, gusto, lunghe, ghiro, quattro, aquila.
Invece in questi esempi la c e la “g” hanno il suono palatale:
cena, cera, Cina, giace, luce, pace, sorge, Genova, Gino, gioconda, gioia, giostra.
cara, code, cuffia cialda, ciocca, ciuffo
gara, gode, gufo gialla, giorno, giugno
suono gutturale suono palatale
LA CONSONANTE H
In italiano la h è usata, per una convenzione grammaticale, cioè per distinguere nettamente l’uno dall’altro, certi vocaboli che altrimenti figurerebbero scritti allo stesso modo, perché identica è la loro pronuncia.
Leggi con molta attenzione:
Io ho molto appetito. Tu hai buone qualità. Egli ha gran fretta. Essi hanno molta pazienza. | Vieni o ti fermi? Domani andrò ai giardini. Portalo a tuo fratello. Un anno fa ero più veloce. |
Oh, quanta gentilezza! Ahi, che dolore ! | Ih, che fretta ! Ehi ma che fate? |
Lei ha una lettera. Quando il sole ha brillato tutto il giorno sulla Valle. Cos' ho in tasca ? disse a se stesso. Cosa hai perso? Il gioco l'ho vinto io e tu avevi promesso. | Avevano cominciato a sentire il pericolo. Nascosta davanti a noi c'è la Valle. Il vento fischiava e il temporale continuava ad ululare. Abbiamo imparato a conoscerci bene. Perciò muoviti e portami fuori di qui o non sarai una vero hobbit |
Come hai visto la lettera h non ha suono. Serve a distinguere alcune voci del verbo avere (ho, hai, hanno) da o congiunzione, ai, a preposizioni, anno nome comune.
In alcune interiezioni o esclamazioni prolunga il suono della vocale a cui segue. Come vedrai più avanti, serve anche per dare suono speciale alle consonanti c e g.
La lettera h è come un jolly; ha altre importanti funzioni. Infatti, basta inserire una h tra una c o una g e le vocali e, i, perché il suono della c e della g diventi gutturale.
Giotto: suono palatale.
Ghiotto: gutturale.
Duci: palatale.
Duchi: gutturale
Getto: palatale.
Ghetto: gutturale.
Non è difficile vero? Scriveresti chane o ghatto ?
LE CONSONANTI C - G
Leggi attentamente:
a) b) c) d)
cara, code, cuffia / gara, gode, gufo suono gutturale | cialda, ciocca, ciuffo / gialla, giorno, giugno suono palatale | celato, Ciro / gelato - giro suono palatale | monache, coperchi / folaghe, alberghi suono gutturale |
a) davanti a, o u le consonanti c e g hanno suono duro o gutturale;
b) perché davanti ad a, o, u assumano suono palatale è necessario inserire una i tra consonante e vocale;
c) davanti a e, i hanno suono dolce o palatale.
d) perché davanti a e, i assumano suono gutturali è necessario inserire tra la vocale e la consonante un' h. (vedi lettera h)
ce e ge si scrivono così come le vedi, ed è un errore scrivere cie e gie. Perciò:
cera → non ciera
cena → e non ciena
anice → e non anicie
getto → e non gietto
gesto → e non giesto
Adige → e non Adigie
Fanno eccezione:
a) cielo,cieco,effigie, igiene e derivati, società e derivati, specie, superficie,;
b) efficienza, deficienza, coefficienza e i loro derivati.
c) parte dei nomi in -cia e - gia nel plurale.
LA CONSONANTE Q
a) Come ti dimostrano gli esempi seguenti:
quantità, questura, quintale,quoto, equa, equestre, aquila, aliquota.
la consonante q è sempre e solo seguita dai gruppi vocalici ua, ue,ui, uo.
b) per ragioni etimologiche, e cioè di derivazione da vocaboli di altra lingua, in alcune parole, che farai bene a memorizzare, si trova:
cuo invece di quo in:
cuocere, cuoco, cuore, cuoio, innocuo, percuotere,proficuo, promiscuo, riscuotere, scuoiare, scuola,scuotere;
cui invece di qui in:
circuito, cui, taccuino;
cua invece di qua in:
arcuato, lacuale
La q si raddoppia solo nel nome soqquadro. In tutti gli altri il raddoppiamento viene indicato con cq come in: acqua, acquistare, piacque ecc.
MB E MP
Fà attenzione si scrive:
bimbo e non binbo bomba e non bomba cambio e non canbio | campo e non canpo pompa e non ponpa tempio e non tenpio |
Davanti alla consonante b e p si trova sempre la m e mai la n.
Nei nomi propri composti si scrive: Gian Battista o Giambattista
Gian Paolo o Giampaolo.
LA CONSONATE S
La consonate S seguita da vocale si dice pura, seguita da atra consonante si dice s impura:
s pura = suono, sempre, pensiero, senso, ansia.
s impura = scontro, sdentato, catastrofe, desto, tasto.
Ricorda bene questo particolare che ti sarà molto utile quando si parlerà degli articoli.