Il linguaggio politico
Parlando di linguaggio politico ci riferiamo in particolare alla lingua usata dai politici nei loro discorsi, comizi ecc., e dai giornalisti che parlano di politica.
Così delimitato il linguaggio politico può essere considerato solo parzialmente un linguaggio settoriale, perché, come vedremo, il suo lessico non usa esclusivamente termini specialistici.
a) il lessico
Il linguaggio politico è per sua natura abbastanza composito. Possiamo distinguere:
le parole che risalgono ai tempi passati e soprattutto dell'ottocento, quando di sono affermate i principi della rivoluzione francese e le ideologie del liberalismo e del marxismo. Troviamo vocaboli come:
parlamento, maggioranza, minoranza, costituzione, borghesia, capitalismo, elezione, socialismo, comunismo;
- le parole che nascono in epoca recente. Di queste fanno parte:
apertura, chiusura, dialogo;
b) vocaboli ed espressioni che provengono da altri linguaggi settoriali: molto spesso il termine specialistico viene usato attraverso il meccanismo della metafora. Ecco alcuni esempi:
banco di prova, sbandata, svolta, sterzata, ( dal linguaggio automibilistico);
staffetta (dall' atletica)
direttrici, arco, vertice, convergenza ( dalla geometria)
intervento traumatico, diagnosi, terapia, paralisi (dalla medicina)
franchi tiratori, cecchini, schieramento, sortita, contromanovra (dalla tecnica militare )
correnti (dalla meteorologia)
c) neologismi formati per mezzo di prefissi ( o prefissoidi) e suffissi ( o suffissoidi ).
Tra i prefissi ( e prefissoidi ) più usati abbiamo
anti-, super-, pre-, post-, euro-
postcomunismo, antifascista, preelettorale, eurodeputato;
tra i suffissi sono frequenti quelli usati in
– ismo, - ista, -ino,:
trasformismo, leghista, ciellino;
d) numerosi latinismi :
memorandum, referendum, deficit,
ed espressioni cristallizzate dall'uso:
veti incrociati, quadro politico.
CARATTERISTICHE DEL LINGUAGGIO POLITICO
Ci limitiamo a indicarne alcune.
Nel linguaggio politico uno stesso termine può avere significato positivo o negativo a secondo del gruppo politico che lo utilizza. Ciascuno di noi che abbia seguito anche da semplice spettatore una campagna elettorale si è senz' altro reso conto che termini come liberista, comunista, statalista sono usati con connotazione molto diversa dai differenti schieramenti.
Tra i neologismi, alcuni, in particolare quelli formati con l'aggiunta del suffisso – ano, sono formazioni occasionali , legate spesso al nome di un personaggio politico e destinato quindi a seguire la fortuna di quel personaggio (fanfaniano, craxiano ).
Nei linguaggio politico è facile trovare ambiguità (sopratutto nel significato attribuito alle parole ) attenuazioni ( ritengo di poter affermare “ invece di io affermo
eufemismi : ammortizzatori sociali per cassa integrazione, metafore ( vedi pr 1 lez 17). Tutto questo contribuisce a rendere spesso questo linguaggio piuttosto difficile per chi è estraneo al settore: possiamo ricordare come esempio di linguaggio oscuro, l'ossimoro ( figura retorica che vuol dire accostamento di contrari ) convergenze parallele, e, sul modello di questo, divergenze parallele, divergenze convergenti.
Il linguaggio politico è per sua natura polemico, perché chi parla vuole affermare la sua tesi e contrastare le argomentazioni di chi non appartiene al suo gruppo politico.