La formazione delle parole.
Da una parola all’altra.
Una lingua è fatta di parole ed è per mezzo delle parole che i membri di una comunità linguistica comunicano tra loro quando utilizzano il linguaggio verbale. La parola rappresenta l’unità-base della lingua e l’insieme delle parole di una lingua forma il lessico, che come abbiamo approfondito nel capitolo dedicato alla comunicazione, rappresenta il patrimonio linguistico di quella lingua. Il lessico, è un sistema aperto, ampliabile: infatti c’è sempre qualche cosa di nuovo da definire con un termine nuovo. Di conseguenza ci si trova di fronte all’esigenza di modificare e di ampliare il “tesoro della lingua”, il lessico, arricchendolo di nuove monete. Immagina quante parole saremmo costretti a ricordare, se non esistesse la possibilità di costruirne partendo da quelle che già esestono.
Questo è un esempio: da libro, parola di partenza o primitiva, sono stati formati:
LIBRO
librone
librino
libretto
librettino
libraccio
libraio
libreria
libresco
librettista
e non è sicuro che la serie sia finita. Partendo da libro si possono inventare nuove parole, e, al momento in cui queste entrano a far parte dell’uso della comunità di parlanti, il gioco è fatto: verranno accettate come parte del lessico e incluse nei futuri dizionari.
La maggior parte delle parole di una lingua è formata da parole ottenute dalla modificazione di altre parole. Questo permette al lessico e alla nostra memoria di fare economia, per esempio una volta che conosci il significato di libro, è facile poi capire che libraio è una persona che vende libri, che libretto è un libro piccolo e libraccio un brutto libro. Inoltre, essendo tutti collegati ad un’unica parola primitiva, questi termini verranno in mente senza troppo sforzo mentre si parla.
Le parole non si formano così, a caso, ma seguono determinate regole.
La costruzione di nuove parole a partire da una parola primitiva avviene in tre modi.
1) con dei suffissi, cioè particelle che si pospongono alla radice del lessema primitivo.
La radice si ottiene togliendo la desinenza, ossia -o,-a,-e, per i nomi e gli aggettivi, e -are, ere, ire, per i verbi.
Ad esempio, dalla parola primitiva fiore tolgo la desinenza -e, ottengo fior-, applico il suffisso -ista, ottengo fiorista,
Togliendo la desinenza -a da donna, e aggiungendo il suffisso -ina, ottengo donnina.
Togliendo la desinenza -o da cappello e aggiungendo il suffisso -ino, ottengo cappellino.
2) con dei prefissi, cioè particelle che si antepongono alla parola primitiva:
colto → incolto
legare → slegare
guerra → antiguerra
3) tramite la fusione di due parole, ottenendo un composto:
porta + carte → portacarte
mezzo + giorno →mezzogiorno
pesce + cane →pescecane