In questa lezione: la derivazione. Le parole che non derivano da nessun’altra parola si dicono primitive, sono formate dal morfema lessicale e dal morfema grammaticale: → cas-a. Dalle parole primitive è possibile, attraverso il meccanismo della derivazione, formare parole derivate, in grado di esprimere concetti nuovi.

 

La derivazione

La costruzione delle parole

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La costruzione di nuove parole a partire da una parola primitiva avviene in tre modi:

a) con i suffissi, cioè particelle che si pongono alla radice del lessema primitivo. La radice si ottiene togliendo la desinenza, ossia -a, -o, -e, per nomi e aggettivi, in -are, -ere, -ire, per i verbi.

Dalla parola primitiva libro tolgo la desinenza -o, ottengo così libr-, che è la radice, aggiungo il suffisso -aio e ottengo libraio.

Togliendo la desinenza -a alla parola idea, e aggiungendo il suffisso -uccia, ottengo ideuccia, togliendo la desinenza -o da tavolo e aggiungendo il suffisso -ino ottengo tavolino.

b) con i prefissi, cioè particelle che si antepongono alla parola primitiva:

colto incolto→incolto

legare →slegare

guerra → anteguerra

c) tramite la fusione ottenendo un composto:

porta + carta = portacarte

mezzo + giorno = mezzogiorno

cassa + forte = cassa forte

La suffissazione

Con i suffissi si possono ottenere due diversi tipi di parole: le parole alterate o alterati e le parole derivate o derivati.

Gli alterati, a differenza dei derivati, mantengono tanto il significato fondamentale della parola primitiva, quanto la sua categoria grammaticale. Se la parola modificata è un nome, resta un nome, se è un aggettivo, rimane un aggettivo, se è un verbo rimane un verbo. Il suffisso alterativo si limita a modificare il significato originario dal punto di vista della quantità, della qualità, del giudizio o dell’atteggiamento di chi parla.

Facciamo questo esempio:

casina      →

casetta     →

casettina  →                              CASA

casona    →

casaccia →

I suffissi alterativi possono avere valore diminutivo, accrescitivo e spregiativo. Nella comunicazione questi valori possono combinarsi in vari modi, in particolare:

1) diminutivo - vezzeggiativo, dove la piccolezza corrisponde o meno alla realtà dell’oggetto si affianca alla grazia o alla valutazione affettuosa:

mogliettina, vecchietto, cavalluccio

animaletto, porticina, scarpetta, scarpina...

bacetto, cameretta, libretto, pranzetto, viaggetto

2) diminutivo spregiativo, dove l’indicazione di piccolezza si affianca ad una valutazione di scarso valore, di meschinità:

avvocatuccio, donnicciola, gentaglia, poetucolo, omuncolo, fiumiciattolo, mostriciattolo

3) accrescitivovezzeggiativo, dove l’indicazione di grandezza si affianca una valutazione di forza, gagliardia, robustezza:

giovanottone, bacione

4) accrescitivo spregiativo, dove l’indicazione di grandezza si affianca a una valutazione di grettezza o goffaggine:

(un) donnone, ( una) donnona, omone, valigiona, cagnaccio,

amorazzo, coltellaccio, codazzo

medicastro, dolciastro

accrescitivo con una connotazione ironica: furbacchione, mattacchione

Non è detto che dimensioni e giudizio di chi parla debbano per forza combinarsi: posso dire casetta e scatolone e intendendo solo una casa piccola o uno scatolone grande; del resto dicendo, ad esempio, dicendo “ Che bella cenetta!” non voglio certo dire che è stata una piccola cena, ma anzi è stata una cena gradevole, senza nessun riferimento al numero o all’abbondanza delle portate.

I vari suffissi alterativi non hanno dei valori prestabiliti ed è solo grazie al contesto che volta per volta si possono determinare.

A) SUFFISSI ALTERATIVI DIMINUTIVI più comuni

-ino: disegnino

-olino: topolino

-(i)cino: corpicino

-ello: paesello

-etto: piccoletto

-icello: praticello

-erello: fatterello

-uccio: caruccio

-iciattolo: vermiciattolo

-(u)olo: montagnola

-ucolo: poetucolo

-otto: leprotto

-oacchiotto: orsacchiotto

-iccio: molliccio

-ognolo: giallognolo

-occio: belloccio

-igno: asprigno

il suffisso -otto può anche essere inteso come accrescitivo:

contadinotta

il suffisso -ucolo ha il più delle volte un valore spregiativo:

dottoruncolo

I suffissi -iccio, -ognolo, -occio, -igno hanno valore attenuativo di qualità quando alterano gli aggettivi:

grassoccio, amarognolo, ferrigno…

B) SUFFISSI ALTERATIVI ACCRESCITIVI più comuni:

- one gattone

-acchione furbacchione

-accio coltellaccio

I suffissi -one, -acchione esprimono anche simpatia o affettuosa presa in giro:

pigrone, mattacchione

il suffisso -accio di solito ha un valore spregiativo:

monellaccio, ragazzaccio, lavoraccio, tempaccio…

nel caso di poveraccio però esprime compassione.

Si può avvicinare a questi il suffisso -astro che però ha valore peggiorativo per i nomi, tranne che per casi come fratellastro, sordastro, e attenuativo per gli aggettivi:

biancastro, olivastro.

C) SUFFISSI ALTERATI VERBALI più comuni:

anche i verbi possono essere alterati, e in tal caso il loro significato primitivo perde di intensità o di continuità:

- icchiare: canticchiare

-acchiare: rubacchiare

-ucchiare: mangiucchiare

-ellare: saltellare

-erellare: giocherellare

-ettare: fischiettare

D) ACCUMULO DI SUFFISSI

I suffissi si possono anche accumulare in un solo alterato:

casettina risulta dal cumulo del suffisso -etto e del suffisso -ino

sporcaccione risulta dal cumulo di -accio e di -one.

E) ALTERATI LESSICALIZZATI e FALSI ALTERATI

Esistono degli ex alterati che si sono affrancati dalla parola da cui derivano, acquistando un significato autonomo, tanto che nel dizionario sono registrati come lemmi: si sono lessicalizzati.

Nessuno fa più caso per esempio, al fatto che cannuccia deriva da canna, rossetto deriva da rosso, forchetta da forca, fumetto da fumo, corpetto da corpo, cavalletto da cavallo. A volte è cambiata anche la categoria grammaticale:

buffo = aggettivo →buffone = nome

Non bisogna classificare né come alterate né come alterate lessicalizza le parole che solo casualmente terminano come se avessero un suffisso. Per esempio la salvietta è un lessema autonomo e non ha niente a vedere con la salvia, così come il mattone non ha niente a che fare con matto e né il burrone con burro.

I DERIVATI

I derivati si distinguono dagli alterati perché cambiano di significato del lessema primitivo e perché possono cambiare, rispetto a quest’ultimo, anche la classe grammaticale.Ecco i principali suffissi usati per ottenere dei derivati:

A) DA NOME A NOME

1) I suffissi:

-aio / fioraio

-aro / campanaro

-ario / propretario

-iere / banchiere

-ista / automobilista

-ino / postino

-ente / esercente

-ante / commerciante

-ano / guardiano

-aiolo / pizzaiolo

servono per lo più a derivare nomi che si riferiscono a chi svolge un’attività o,con minor frequenza, ad un contenitore di qualcosa:

bagagliaio, granaio, schedario, medagliere...

2) I  suffissi:

-eria / acciaieria

-ificio / calzaturificio

-ato / consolato

-ile / fienile

servono per lo più a derivare nomi che si riferiscono a un’attività o un luogo dove un’attività si svolge.

3) i suffissi:

-ale / bracciale

-iera / tastiera

servono per lo più a derivare nomi che si riferiscono a strumenti, ornamenti o oggetti formati da diverse parti.

4) I suffissi:

-ata / scalinata

-eto / frutteto

-eta / pineta

-aggio / chilometraggio

-aglia / sterpaglia

-aia / abetaia

-ame / bestiame

-aggine / fanciullaggine

-ina / ventina

-atura / scaffalatura

servono a derivare nomi che assumono un valore collettivo.

Il suffisso -ata può assumere, oltre al valore collettivo, diversi altri valori, tra i quali:

-quello di indicare il contenuto

cucchiaiata

-quello di indicare il colpo inferto con un dato oggetto:

bastonata

-quello di indicare un atto o un comportamento tipico di una categoria:

ragazzata

5) i suffissi

-ite / appendicite

-osi / artrosi

-oma / fibroma

sono suffissi tipici del linguaggio medico.

In particolare -ite indica un’infiammazione acuta.

Epatite, meningite, laringite …

-osi indica uno stato patologico cronico:

osteoporosi

-oma designa i vari tipi di tumore

epitelioma

Inoltre ci sono altri suffissi che appartengono ai diversi linguaggi scientifici.

Ad esempio. -ide si riferisce ad un elemento di una famiglia di animali:

canide

mentre -acea si riferisce ad un individuo di una famiglia di piante

graminacea

B) DA NOME AD AGGETTIVO

-ato / fortunato

-ito / turrito

-uto / occhialuto

-oso / giocoso

-are / popolare

-ario / comunitario

-ale / commerciale

-ano / mondano

-aio / carraio

-aneo / momentaneo

-ineo / femmineo

-ile / signorile

-ino / marino

-igno / terrigno

-iero / battagliero

-esco / animalesco

-estre / campestre

-evole / confortevole

-ivo / furtivo

-ico / atomico

-istico / artistico

-ifico / prolifico

C) DA NOME A VERBO (con l’aggiunta di suffissi-desinenza)

-are / giocare

-iare / potenziare

-icare / nevicare

-ificare / santificare

-ire / gioire

-izzare / verbalizzare

-eggiare / fiancheggiare

Il suffisso -eggiare, con variante -ezzare, serve per lo più a formare verbi che indicano un’azione durativa:

guerreggiare

o che danno una particolare coloritura espressiva alla frase:

ancheggiare, occhieggiare

il suffisso -izzare attualmente ha molta fortuna e, partendo dai linguaggi settoriali delle scienze, ha investito altri linguaggi e la lingua comune:

informatizzare, computerizzare

D) DA AGGETTIVO A NOME

-ezza / debolezza

-ia / follia

-ia / concordia

-izia / pigrizia

-igia / alterigia

-ità / vanità

-età / varietà

-tà / lealtà

-itù / servitù

-itudine / solitudine

-ura / bravura

-ore / grigiore

-aggine / testardaggine

-eria / furberia

-anza / baldanza

-ume / marciume

-ione / precisione

-ismo / socialismo

-esimo / cristianesimo

dagli aggettivi in -are il sostantivo che si forma è in ità:

complementare / complementarietà

mentre all’aggettivo in -ario il sostantivo che si deriva è in -età:

arbitrario → arbitrarietà.

Un aggettivo può dare luogo ad un nome, rimanendo invariato:

saggio →il saggio

tanto più se, derivando a sua volta da un verbo, ha la forma di un participio presente o un participio passato:

amante / l’amante

gelato / il gelato

E) DA AGGETTIVO A VERBO

I verbi che derivano da aggettivi si formano con gli stessi suffissi che derivano dai nomi:

utilizzare, scarseggiare

F) DA AGGETTIVO AD AGGETTIVO

Gli aggettivi che derivano da altri aggettivi sono degli alterati e non dei derivati.

H) DA VERBO A NOME

1) i suffissi

-(a)zione / navigazione

-(i)zione / punizione

-sione / invasione

-(a)gione / piantagione

-(i)gione / guarigione

-aggio / fissaggio

-(a)mento / parlamento

-(i)mento / sentimento

-(at)ura / calzatura

-(it)ura / coloritura

-anza / abbondanza

-enza / partenza

-io / ronzio

-ato / belato

-ito / udito

-ata / sparata

-uta / caduta

-ita ferita

servono a derivare nomi che indicano un’azione o una condizione.

2) I suffissi:

-(a)tore (-sore) / -(a)trici / lavoratore / lavoratrice / incisore

(i)tore (-sore) / -(i)trice venditore / venditrice

-ante / insegnante

-ente / supplente

-ino / macinino

-one / chiacchierone

servono per lo più a derivare nomi che indicano che compie l’azione.

3) I suffissi:

-toio / stenditoio

-torio / uditorio

-eria / macelleria

servono a derivare nomi che indicano il luogo in cui si svolge l’azione o lo strumento per compierla:

essiccatoio, mattatoio

Dai verbi si possono anche derivare alcuni nomi senza utilizzare i suffissi, ma soltanto sostituendo una desinenza nominale ad una verbale:

l’avvio, il rimborso, la delibera

i verbi possono inoltre dar luogo a nomi e aggettivi mediante le forme dei participi presenti e passati:

amare amante → l’amante

amato → l’amato

scrivere scrivente → lo scrivente

scritto → lo scritto

H) DA VERBO AD AGGETTIVO

Oltre agli aggettivi derivati dai verbi tramite i participi, ci sono gli aggettivi derivati tramite i suffissi:

1) -tore. -trice, -sore, che indicano come i nomi con lo stesso suffisso, l’agente:

il padre fondatore

l’avvocato difensore

2) -bile, -(i)bile, che servono a derivare aggettivi che esprimono possibilità:

mangiabile

udibile

guardabile

3) -evole che serve a derivare, da un lato, aggettivi che hanno un valore “attivo”

porta scorrevole (che “scorre”)

dall’altra aggettivi che hanno un valore passivo

lodevole (che deve essere “lodato”)

DA VERBO A VERBO

I verbi che si formano da altri verbi non sono dei derivati, ma degli alterati.

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